La  Sperada

La "Sperada" è una acconciatura femminile in uso in Lombardia e nella Svizzera Italiana nei secoli scorsi.

 

La "Sperada" (in dialetto ha molte altre denominazioni: a secondo dei vari dialetti locali dell’alta lombardia "coazz", "raggera", etc) era d'argento per i ricchi nobili e di rame argentato ma anche di legno per il popolo.

 

La "Sperada" si compone dei seguenti elementi: uno spillone con due pomoli ovali alle estremità, detto "spunton" o "guggion". Veniva infilato nelle trecce raccolte sulla nuca dalle "ragazze da marito".

Gli spilloni, propriamente detti "spadine", molto ben lavorati e decorati, venivano regalati dal fidanzato alla ragazza quando si ufficializzava il fidanzamento, che a quei tempi era quasi una cerimonia e da quel momento la ragazza era considerata "promessa sposa";

Gli spilloni con punta arrotondata, detti "cucchiaini" o "cugiaritt ma anche "spazzaorecc". Lo sposo li regalava alla sposa il giorno del matrimonio, o in occasioni speciali. "nascita primo figlio ecc….."

La "Sperada" era diventata in quel periodo molto importante come simbolo distintivo, sia come oggetto che permetteva alla ragazze, in modo particolare a quelle da marito; di manifestare la loro condizione all’interno della società dell’epoca "nubile – fidanzata – sposata – con figli ecc….".

  

L’importanza che aveva assunto la "sperada" è data dal fatto che le donne e le ragazze, anche le più povere, rinunciavano a oggetti di prima necessità, ma non alla "Sperada", diventata uno "status symbol" dell’epoca.

 

l’importanza raggiunta della "sperada" è documentata da molti dipinti dell’epoca che ritraggono le ragazze e le signore Lombarde acconciate con la "Sperada", e con loro poeti e scrittori hanno fatto a gara a celebrarla, fra cui il più famoso è senza dubbio Alessandro Manzoni che nei "Promessi Sposi" così descriveva Lucia:

" ... I neri e giovani capelli, spartiti sopra la fronte, con una bianca e sottile drizzature, si ravvolgevan, dietro il capo, in cerchi molteplici di trecce, trapassati da lunghi spilli d'argento, che si dividevan all'intorno, quasi a guisa de' raggi d'un aureola, come ancora usano le contadine del Milanese. ..." ( II° Cap.)