Il Lambro

Se ripercorriamo a ritroso il cammino della nostra civiltà, e delle civiltà di cui siamo il proseguimento, ci si accorge che l’acqua è sempre stata un fattore determinane per il nascere e lo sviluppo.

Basti pensare agli Egizi e al Nilo, alle civiltà della Mesopotamia e all’Eufrate Eccc. .

Anche la Brianza deve molto all’abbondanza delle acque e soprattutto al più importante dei fiumi che l’attraversano: il Lambro.

Il Lambro Nasce a quasi mille metri di altitudine, alle pendici del Tivano "Pian Rancio" ed è una breve ma poetica iscrizione scolpita nella roccia, ormai consunta, ad indicarci il luogo esatto:

"Qui nasce il Lambro con un fil di voce linda linda"

È una piccola sorgente che viene alla superficie grazie ad un caratteristico fenomeno dovuta alla struttura interna della roccia che, riproducendo le condizioni idrostatiche del sifone, ne fa una fonte intermittente tale da giustificare l’appellativo di Menaresta.

Il Lambro non è solamente un mezzo per la raccolta e la restituzione delle acque piovane da ritornare al mare, ma una realtà viva che va difesa. Lungo le sue sponde fa nascere e vivere una vegetazione a tratti non ancora deturpata dall’opera dell’uomo.

La "Valle del Lambro", un tempo così deliziosa e poetica, richiama ancora oggi molta gente, a ricordo di quei bei tempi andati quando la villeggiatura nella zona era di moda per la nobiltà lombarda. E gli antichi mulini ad acqua e le antiche filande, lungo le sue sponde, ricordano quanto importante sia stato il lambro per la ricchezza e la prosperità della Brianza. E come l’Egitto – dice Erodoto – è un dono del Nilo, così la Brianza è una creatura del Lambro.

"Qui nasce il Lambro con un fil di voce linda linda"

Il Lambro dalla sorgente a valle

In un susseguirsi di gaie e piccole cascate, il Lambro è giunto ormai a valle, per proseguire il suo viaggio benefattore, ora tra ricordi di antichi mulini, di vecchi casolari, di filande, ora girovagando tra paesaggi lussureggianti.

 

Gli  Antichi  Mulini

nei  pressi  di  Canzo  e  Asso

Asso

Nei  Pressi  del  Lago  Segrino

Pusiano l’antica Eupilli, cosi bello tutto cinto da colli "beati e placidi" – come descriveva il Parini – che anche il Lambro non ha saputo resistere alla sua bellezza e così ha deciso di tuffarsi.

Date candidi giorni a lei che sola,

Da che più lieti mi fioriano gli anni,

M’arse divina d’immortale amore.

Sola vive al cor mio cura soave,

Sola e segreta spargerà le chiome

Sovrana il sepolcro mio, quando lontano

Non prescrivano i fati anche il sepolcro.

Vaga e felice i balli e le fanciulle

Di nera treccia insigni e di sen colmo,

Sul molle clivo di Brianza un giorno

Guidar le vidi; oggi le vesti allegre

Oblio mesta e il suo vedovo coro.

E se alla Luna e all’etere stellato

Più azzurro il scintillante Eupili ondeggia,

Il guarda avvolta in lungo velo, e plora

Col rosignol, finchè l’Aurora il chiami

A men soave tacito lamento.

A lei da presso il piè volgete, o Grazie,

E nel mirarvi, o Dee, tornino i grandi

Occhi fatali al lor natio sorriso.

Ugo Fuscolo

A Bosisio, nacque Giuseppe Parini;

e la visita della sua casa è una finestra

sull’ambiente del settecento.

 

San Pietro al Monte - Civate

L’abbazia sorge immersa nella natura, è considerata uno dei rari gioielli della Lombardia.

La leggenda la riconduce a Re Desiderio, che la volle come ringraziamento per la guarigione del figlio.

Fu però il trasporto da Alberga del corpo di San Calogero nel’823 che dette a questi luoghi maggior risonanza.

L’attuale struttura e accurati studi su stucchi e affreschi, fanno pensare ad una sua ricostruzione, avvenuta nella II° metà dell’XI° secolo.

I trentacinque monaci che l’abitarono, condivisero le alterne vicende della vita religiosa dei tempi, e verso la fine del XV° secolo ebbero la stessa sorte di molte altre congregazioni religiose. Il monastero venne abbandonato e convertito in commenda secolare. Fatto che gli risparmiò future manomissioni, e poté così conservare quasi intatte le sue strutture e decorazioni.

La sua costruzione in pietra da taglio e decorata di archetti ha interessato cultori di archeologia e scultura preromanica.

All’interno, di pregevole valore sono l’elegante nartece "loggia centrale" e le colonne tortili coi loro capitelli decorati a stucchi a motivi floreali.

Le pareti della chiesa dovevano essere tutte affrescate, una volta, da numerosi dipinti, di cui restano ancora abbondanti tracce. Dalle scene, ricavate dal vecchio e nuovo testamento, traspaiano motivi bizantineggianti o, in altri, il richiamo alla, "tradita legis" dell’iconografia romana.

Altrettanto importanti della sua architettura, affreschi e decorazioni, nel loro complesso, costituiscono il più antico documento pittorico del XII° secolo in Lombardia.

Basilica di Agliate

Definita la "frammentaria per eccellenza" per la sua primitiva semplicità, la Basilica di Agliate è unica in Brianza per l’antichità e la purezza del suo stile romanico, seconda solo a Sant’Ambrogio a Milano.

Gli storici milanesi la fanno risalire all’anno 881, per ordine dell’Arcivescovo di Milano Asperto. Certo è che sostituì o si sovrappose ad un antico tempio pagano dedicato a Nettuno.

Di quel tempio, ritroviamo all’interno preziosi frammenti, utilizzati nella costruzione e che rappresentano la caratteristica più interessante, sia per la storia che per l’archeologia, e che risalgono al IV° secolo.

Alcune colonne portano incise dediche agli imperatori Giuliano e Massimo, mentre are sacrificali e cippi funebri divennero altrettanti capitelli.

La luce cade debole dall’alto. Sotto le travature scoperte, la doppia fila di colonne e l’insieme architettonico rimandano ai simbolismi classici comuni alle chiese del periodo romanico, mentre l’altare e l’abside, slanciati verso l’alto da una gradinata aggiungono all’impressine di forza e solidità, un senso di mistero.

La sua storia si svolge tranquilla, poco interessata dalle vicissitudini dell’epoca, e quasi due secoli passarono dalla fondazione al suo ordinamento in Collegiata Canonicale. Al tempo stesso, la sua particolarità le guadagnò visite e attenzioni, fra cui quelle di Carlo e Federico Borromeo e, nel 1890, di Re Umberto e della Regina Margherita.

Nel 1741 l’interesse le giovò solo in parte. Vennero apportati restauri e modifiche alla costruzione del tutto discutibili e che danneggiarono in parte anche il ricco ciclo pittorico della navata.

Cento anni più tardi, grazie a Beltrame , il complesso riacquistò quasi interamente l’antica condizione.

Brianza!

Terra di genti laboriose,

hai nelle tue cascine

il simbolo della vitalità

di sempre.

E i tuoi infallibili figli,

col loro rude lavoro,

con l’arte fine,

ti hanno sempre

onorata

 

Santa Maria della Noce,

Piccolo borgo medioevale poco lontano da Inverigo, oggi è un ricordo di attività scomparse: qui, infatti, aveva luogo il maggior mercato della Brianza di bozzoli da seta.

La chiesetta possiede un magnifico portale in legno, della fine del seicento.

Musica

Ona quaj volta cert v’e capitaa,

passand da on paesottel de la Brianza,

de fermas li de colp, quasi incantaa

dall’armonia di tint, de la fragranza

di gelsumitt, di glicin intrecciaa,

che scarlighen giò giò, come una franza,

a ciuff, a grapp, da on tecc, o da on murell,

da i rizz e i ghirigori d’on cancell.

E li, travers qui rizz, qui ghirigori,

contornaa de piant tutt pienn de usej,

vedè ona villa, vueuja, on ver mortori,

coi gelosii saraa, cont via i listej,

e, come se cuntassen su di stori,

in la fontana ferma, duu cannej

che a gotta, a gotta, a gotta…ticch, ti, ti…….

Ve spruzzen do ninfej ch’hinn ‘dree a fiori.

E in de ‘l poggià la testa a quell cancel

Dove la ruggin farinosa e freggia

Le smangia nott e di pian pian, bell bell,

senti on vos a carezzav l’oreggia

sul fa d’ona canzon, d’on ritornell

che cognossee, d’ona storiellaa veggia

che ve commoeuv, che tocca el sentiment,

che ninna el coeur come on popò indorment.

E ve par de vedè cont i oeucc saraa

E coi caprizzi de la fantasia

Che ve fann cred i sogn per realtaa,

derviss de chi e de là ona gelosia,

sparì qui boeucc, qui trav tutt cariolaa,

e cont on bell piumagg che sbilza via,

confondes el "piss piss" de la fontana,

cont un «Chopin» sul piano, a la lontana…..

"Corradino Cima"

 

Eppure il Lambro, così bello, così prezioso, è in pericolo.

La Brianza, oserà commettere  questo patricidio, questo suicidio?

La speranza  e  il desiderio  sono che il Lambro continui a vivere,  affinché  la Brianza  continui a vivere!